Frattura pluriframmentaria del calcagno: un caso clinico


Cenni anatomici

Ossa del piede
Il calcagno è l'osso più grande del tarso; esso assolve all'importante funzione di sostenere tutto il carico dell'arto durante la fase di appoggio del piede al suolo. E' un osso tozzo, di forma pressappoco cubica, con 6 facce: superiore, inferiore, anteriore, posteriore, laterale e mediale. Esso sostiene tutta l'articolazione tibio-tarsica durante la deambulazione ed insieme all'astragalo forma l'articolazione sotto-astragalica.

Fratture del calcagno

Calcagno
Le fratture del calcagno sono in genere dovute a traumi ad alta energia, come cadute dall'alto, incidenti automobilistici o trami sportivi.
I sintomi sono dolore forte al retropiede, edema, ecchimosi ed impossibilità all'appoggio.

Trattamento

Per le fratture composte è normalmente sufficiente l'immobilizzazione in apparecchio gessato, mentre per le fratture complesse occorre affidarsi alla chirurgia, la quale si avvale di di fili metallici inseriti a cielo chiuso, fissatori esterni o placche.
Purtroppo per le fratture multiple e scomposte non c'è quasi mai la guarigione al 100%. Si rischia di perdere le componenti rotatorie della caviglia, nonché di avere a lungo termine postumi di tipo artrosico o disturbi circolatori o linfatici.

Il caso clinico

TC - Frattura calcagno
Descrivo di seguito il caso di un paziente di 54 anni, che cadendo dall'alto su di un sasso riporta una frattura scomposta pluriframmentaria del calcagno, con compromissione della faccia astragalica.
Viene ricoverato con dolore forte, edema, flittene; gli viene effettuata una riduzione chirurgica delle fratture con viti e fili metallici. 
Il paziente dovrà stare così per circa 3 mesi, dopodiché gli vengono rimossi i fili e gli viene applicato un tutore per la deambulazione con carico parziale.
Nel frattempo iniziamo la Fisioterapia.
Il piede si presenta molto edematoso e dolorante, quindi devo iniziare un lavoro manuale di stimolo del circolo linfatico, Tecarterapia e mobilizzazione in flesso-estensione. Ciò per circa due mesi.
RX - Frattura Calcagno post operazione
Successivamente, cominciamo a caricare il piede in appoggio bipodalico e poi monopodalico, quindi su una pedana basculante, per stimolare la propriocezione, che risulta fortemente alterata, e stabilizzare il piede sotto carico.
Contemporaneamente mi avvalgo delle Facilitazioni Neuromuscolari Propriocettive (PNF - metodo Kabat) per tonificare il tricipite della sura e stimolare il tibiale anteriore.
Purtroppo i movimenti di inversione ed eversione risultano fortemente compromessi, ma nonostante ciò il paziente riprende gradualmente a vivere una vita normale, potendo guidare, andare in bicicletta e dopo circa 6 mesi dall'evento traumatico tornare a lavorare.