Cenni anatomici![]() Fratture del calcagno![]() I sintomi sono dolore forte al retropiede, edema, ecchimosi ed impossibilità all'appoggio. TrattamentoPer le fratture composte è normalmente sufficiente l'immobilizzazione in apparecchio gessato, mentre per le fratture complesse occorre affidarsi alla chirurgia, la quale si avvale di di fili metallici inseriti a cielo chiuso, fissatori esterni o placche. Purtroppo per le fratture multiple e scomposte non c'è quasi mai la guarigione al 100%. Si rischia di perdere le componenti rotatorie della caviglia, nonché di avere a lungo termine postumi di tipo artrosico o disturbi circolatori o linfatici. Il caso clinico![]() Viene ricoverato con dolore forte, edema, flittene; gli viene effettuata una riduzione chirurgica delle fratture con viti e fili metallici. Il paziente dovrà stare così per circa 3 mesi, dopodiché gli vengono rimossi i fili e gli viene applicato un tutore per la deambulazione con carico parziale. Nel frattempo iniziamo la Fisioterapia. Il piede si presenta molto edematoso e dolorante, quindi devo iniziare un lavoro manuale di stimolo del circolo linfatico, Tecarterapia e mobilizzazione in flesso-estensione. Ciò per circa due mesi. Successivamente, cominciamo a caricare il piede in appoggio bipodalico e poi monopodalico, quindi su una pedana basculante, per stimolare la propriocezione, che risulta fortemente alterata, e stabilizzare il piede sotto carico. Contemporaneamente mi avvalgo delle Facilitazioni Neuromuscolari Propriocettive (PNF - metodo Kabat) per tonificare il tricipite della sura e stimolare il tibiale anteriore. Purtroppo i movimenti di inversione ed eversione risultano fortemente compromessi, ma nonostante ciò il paziente riprende gradualmente a vivere una vita normale, potendo guidare, andare in bicicletta e dopo circa 6 mesi dall'evento traumatico tornare a lavorare. |